16 Dic, 2019

La sfida alla MORTE IMPROVVISA cardiaca

16 Dic, 2019

E’ necessario che ogni cittadino abbia confidenza con le emergenze del cuore ed in particolare con la morte improvvisa cardiaca.
Cosa sappiamo della morte improvvisa da arresto cardiaco? La morte improvvisa da arresto cardiaco è una delle sfide maggiori per la medicina di oggi. E’ certamente l’emergenza più drammatica in termini di tempo a disposizione per rianimare la vittima senza danno cerebrale residuo.

E’ un evento frequente?
Si stima che le morti improvvise cardiache nella popolazione sopra i 35 anni siano 1 ogni 1000 abitanti per anno.
Circa 50.000 per anno nel nostro paese considerando l’intera popolazione. Infatti, anche se più rare, non risparmiano neanche la popolazione più giovane. Si stima inoltre che la morte improvvisa cardiaca costituisca il 15% delle morti totali , ed il 50% delle morti dei pazienti riconosciuti cardiopatici.
Il 70% delle morti cardiache improvvise si verifica fuori ospedale.
Se in più della metà dei casi l’episodio colpisce chi è già noto come cardiopatico, negli altri casi si tratta spesso di persone apparentemente sane, nel pieno degli anni, nelle quali la morte avviene entro un’ora dai primi disturbi, ma spesso è istantanea e coincide con il primo sentirsi male.
Dell’arresto cardiaco sappiamo che, oltre che improvviso, è anche inatteso e determinato in prevalenza da un attacco cardiaco/minaccia di infarto cardiaco. Può però avvenire anche in seguito a trauma toracico, annegamento, soffocamento, folgorazione elettrica, intossicazione da farmaci o droghe.
Non infrequentemente è legato a malformazioni dell’impianto elettrico del cuore evidenziabili con accertamenti semplici come l’elettrocardiogramma.
L’aritmia che determina l’arresto cardiaco e quindi la morte improvvisa è più spesso la fibrillazione ventricolare, che trasforma in una vibrazione caotica la regolare azione di pompa del sangue da parte del cuore.
La circolazione del sangue si arresta istantaneamente. La vittima perde coscienza, respiro e polso e cade a terra o si accascia inanimata. Per un periodo di 4-5 minuti l’organismo consuma la sua riserva di ossigeno poi, se niente interviene a ripristinare il ritmo e quindi la circolazione, gli organi entrano in sofferenza, per primo il cervello.
Oltre i 10-15 minuti la morte da apparente diviene definitiva.

Far ripartire il cuore: è possibile!
Con l’avvento del defibrillatore elettrico semiautomatico (DAE) e del defibrillatore impiantabile (ICD) è diventato possibile interrompere la fibrillazione ventricolare e salvare la vittima di arresto cardiaco.
Il DAE ed il defibrillatore impiantabile sono in grado di riconoscere la fibrillazione ventricolare ed erogano una scarica elettrica attraverso il torace o interna al cuore che, se tempestiva, interrompe la aritmia.
L’attività elettrica del cuore viene azzerata per un momento e poi riprende con un ritmo spesso efficace e regolare.
In attesa della defibrillazione esterna, è utile eseguire la manovra di rianimazione cardiopolmonare,
con la quale è possibile, specie nei casi di intervento oltre i 3 minuti, raddoppiare il tempo utile per intervenire senza danno successivo neurologico. Con il DAE è diventato possibile l’intervento di personale “laico”, purchè addestrato ed autorizzato.

Il defibrillatore elettrico semiautomatico (DAE)
Il DAE è un apparecchio in grado di riconoscere quelle situazioni di alterazione di frequenza o di qualità del battito cardiaco (tachicardia o fibrillazione ventricolare) che richiedono uno shock elettrico per evitare o risolvere un arresto cardiaco.
E’ in grado di guidare l’operatore con istruzioni vocali per la posizione delle placche e per premere il pulsante di scarica elettrica.
La legge 120/2001 ne consente l’uso, oltre che agli operatori sanitari, anche a soccorritori “laici” addestrati e abilitati. Questo rende più fitta la rete dei DAE e quindi aumenta la percentuale dei soggetti colpiti da morte improvvisa cardiaca che vengono salvati. Questa rete viene chiamata Pubblico Accesso alla Defibrillazione (PAD).

Il defibrillatore impiantabile (ICD)
In soggetti con cardiopatie note o con anomalie dell’attività elettrica del cuore che li rendono a rischio elevato di morte improvvisa cardiaca, è possibile l’impianto definitivo di un defibrillatore che entra automaticamente in azione in caso di tachicardia ventricolare o fibrillazione ventricolare, evitando così l’arresto cardiaco.

VINCERE LA SFIDA
Minuti preziosi
Come già detto, nella morte improvvisa da arresto cardiaco il cuore improvvisamente smette di contrarsi.
L’evento può colpire sia uomini che donne, giovani o anziani, ovviamente con diversa probabilità.
Molte vittime di arresto cardiaco apparentemente non accusano sintomi né segni di allarme.
Va ribadito che l’unico modo per riavviare il cuore è la defibrillazione, cioè la erogazione di uno shock elettrico il più presto possibile da parte di un defibrillatore.
La prima cosa da fare di fronte ad una persona che cade a terra o si accascia è quella di saper verificare se è priva di coscienza e di respiro e in questo caso chiamare o far chiamare immediatamente il Sistema di
Emergenza Medica 118, senza esitazioni!
Nei pazienti dotati di defibrillatore impiantabile (ICD) l’erogazione dello shock è automatica ed istantanea.
Per ogni minuto di ritardo prima che venga erogato lo shock elettrico con il DAE, si riduce la possibilità di sopravvivenza del 7-10%. Tanto più precoce è la defibrillazione elettrica tanto più probabile è la rianimazione.
In attesa dell’arrivo del DAE è utile ed efficace praticare la manovra di rianimazione cardiopolmonare (respirazione bocca a bocca e compressioni toraciche).
Il sostegno delle funzioni vitali rappresenta la prima fase della rianimazione d’urgenza e consiste nei 3 passi successivi denominati

ABC (dall’inglese Airway,Breathing,Circulation):
1. controllo delle vie aeree (Apertura della via aerea);
2. sostegno respiratorio, cioè ventilazione artificiale e ossigenazione dei polmoni (Bocca-bocca o bocca-naso)
3. sostegno circolatorio, cioè riconoscimento dell’assenza di polso e istituzione della “Circolazione artificiale” mediante il massaggio cardiaco esterno.

La catena della sopravvivenza
L’insieme delle azioni per tentare di salvare una persona colpita da morte improvvisa cardiaca prende il nome di catena della sopravvivenza, costituita da quattro anelli tutti egualmente importanti.
Il primo anello è l’allarme immediato, cioè la telefonata di chi è testimone, anche occasionale, al 118.
La rapidità del soccorso è essenziale.
Allertare il 118 rientra nei doveri di ogni cittadino di fronte ad una persona priva di coscienza e che non respira.
Il secondo anello è rappresentato dalla rianimazione cardiopolmonare precoce. Ognuno dovrebbe saper avviare questa manovra, che aumenta le possibilità di sopravvivenza della vittima di arresto cardiaco, ed è utile anche in diverse altre condizioni (svenimento, annegamento, soffocamento, folgorazione elettrica, intossicazione da farmaci o da droghe).
In molti paesi è insegnata nella scuola o è obbligatoria per avere la patente di guida.
Il terzo anello è costituito dalla defibrillazione elettrica precoce, per ripristinare il più presto possibile un ritmo cardiaco efficace.
L’erogazione dello shock elettrico tramite due placche applicate sul torace è fatta da operatori sanitari, ma anche da “laici” addestrati, autorizzati e dotati di DAE, soprattutto personale dei servizi di sicurezza (polizia di stato e locale, carabinieri, vigili del fuoco, protezione civile, addetti in luoghi di grande affollamento).
La manovra viene eseguita secondo le indicazioni a voce dell’apparecchio.
Il quarto anello è relativo al soccorso avanzato (ACLS) prestato dal Sistema di Emergenza Medica 118.
Infatti anche se efficacemente rianimata, la vittima deve essere monitorata, stabilizzata e trasportata in ospedale per le ulteriori cure del caso.

SENSIBILIZZAZIONE DELLA COMUNITA’
L’anello più debole della catena della sopravvivenza è fuor di dubbio il primo, che riguarda la immediata chiamata del 118 di fronte ad una persona che cade o si accascia apparentemente priva di coscienza e di respiro spontaneo.
Senza la sensibilità e l’azione immediata di chiunque sia testimone di una morte improvvisa cardiaca, anche il più efficace dei sistemi di emergenza medica e la più fitta e organizzata rete di DAE non riusciranno ad andare al di là di una percentuale marginale di soggetti efficacemente rianimati, senza danno cerebrale residuo. Occorre che l’intervallo di tempo fra l’evento e la chiamata del 118 sia il minore possibile (intervallo vicino a zero) cosicché il sistema di emergenza e il PAD abbiano a disposizione tutti i 10-15 minuti per un intervento efficace.

Per questo sono sufficienti tre cose:
a. riconoscere l’assenza di coscienza e di respiro
b. chiamare senza indugio il 118
c. verificare la presenza di un defibrillatore in zona e di qualcuno che lo sappia usare

Se tutti avessero la sensibilità di sentirsi potenziali “cittadini salvacuore” si potrebbe raggiungere un risultato favorevole almeno in un caso su quattro.

Questo significherebbe 12.000 vite salvate l’anno nel nostro Paese!

Attualmente nella maggior parte delle aree italiane la sopravvivenza è soltanto marginale, cioè dell’1-3%.

Creare il cambiamento
Per quanto abbiamo detto è importante sapere cos’è la morte improvvisa cardiaca e cosa si può fare per farvi fronte. E’ giusto sottolineare come, specie dopo la legge 120/2001 e la realizzazione di reti di defibrillatori, sia possibile affrontare efficacemente la sfida della morte improvvisa da arresto cardiaco.
– E’importante diffondere il messaggio contenuto in questo opuscolo.
– E’importante diventare cittadini salvacuore.
– E’importante ancora che i decisori pubblici in particolare si facciano carico di questa azione di sensibilizzazione.

L’obbiettivo è di far si che dovunque nel nostro Paese sia realizzata la rete dei defibrillatori (DAE) in postazioni mobili, o fisse in luoghi di grande affollamento.
L’obbiettivo ideale da raggiungere sarebbe quello in cui l’ambulanza giunga sul posto quando una persona addestrata abbia già attivato sul soggetto in arresto cardiaco un defibrillatore della rete PAD.
Il cambiamento è possibile solo se ogni cittadino testimone dell’evento fa, tempestivamente, la sua parte.

I testi sono stati sviluppati dall’indimenticabile prof. Franco Valagussa in collaborazione con :
Daniele Giovanardi – Società Italiana Medicina Emergenza Urgenza
Attilio Maseri – presidente Heart Care Foundation
Rodolfo Paoletti – presidente Fondazione Italiana per il Cuore

Giovanni Spinella – presidente CONACUORE Onlus

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